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Vendemmia in epoca Covid: prospettive e misure di sicurezza

Tra le tante sfide messe in atto da questo 2020 tutto in salita, per i produttori di vino sta per iniziare la più ardua ma, si spera, anche l’ultima dell’anno: la raccolta delle uve. Dopo le difficoltà dettate dallo stop parziale alla movimentazione merci, con i milioni di ettolitri rimasti in cantina fino al giugno scorso a causa della chiusura forzata di bar e ristoranti, il mondo del vino cerca ora di far fronte a questa nuova prova di forza con determinazione.

Le statistiche sembrano unanimi sul fatto che sarà un’annata di grande qualità. Minore resa in termini di volume, ma altissimo prestigio del prodotto finale sono i valori ricorrenti in ogni studio o prospettiva di settore. Un fattore positivo, tenendo conto delle complicazioni di una raccolta da effettuare in sicurezza e, soprattutto, del trend più attuale nella richiesta di vini italiani all’estero, che conferma la predilezione per prodotti di qualità alta.

Così come la filiera ha saputo trovare una rapida soluzione alla mancanza di fiere ed eventi BtoB nei mesi scorsi, cercando online importatori per vendere i vini all’estero, anche per la vendemmia 2020 iniziano a spuntare soluzioni per lo svolgimento del lavoro in piena sicurezza e senza interruzioni.

Vendemmia 2020: misure di sicurezza, regolamenti, accortezze

La strategia più accreditata sembra essere la più semplice quanto efficace: disposizione su filari alternati, uno sì e uno no, per garantire il distanziamento. Ok al lavoro in coppia, ma pariglia blindata, con compagni di lavoro che non possono essere sostituiti durante la giornata lavorativa.

Soluzioni per ridurre al minimo il numero dei contatti, ai quali va ad aggiungersi il divieto, naturalmente, di creare assembramenti in alloggi, pausa pranzo e cantina. I caposquadra avranno, quest’anno, un maggior carico di lavoro. A loro è, infatti, deputato il controllo sul rispetto delle regole da parte della squadra.

Vietato il lavoro faccia a faccia sui banchi di cernita e obbligatoria la fornitura di dispositivi monouso per chi opera in cantina e nelle zone di transito.

Queste le principali linee guida adottate, non solo dall’Italia, ma anche dal Consorzio dei Vini di Borgogna in Francia e dalle cantine della Roja in Spagna. Due paesi che, più dell’Italia, stanno pagando in termini di incremento dei contagi e inasprimento delle misure di sicurezza.

Numeri vendemmia 2020: cosa dicono le previsioni

Buoni auspici da Federvini, Coldiretti, UIV, Nomisma e ConfAgricoltura, che sembrano confermare un’annata se non di ottima, almeno di buona qualità in tutta Italia. I dati fino ad ora raccolti parlano di una produzione complessiva stimata un pelo al di sotto della media stagionale, salvo casi specifici (come l’Abruzzo, che a settembre registra già un +7% in volume rispetto al 2019).

Un’annata interessante, quindi, che si misurerà presto con la leggera flessione del 4% registrata dall’export di vino italiano negli ultimi mesi e con l’avanzare di nuove possibili complicazioni dettate dalla questione dazi USA, Brexit nel Regno Unito e con la lenta, ma costante, ripresa del mercato Cinese, al quale in molti guardano con attenzione.

Differenziare e ripensare l’export per far fronte alla crisi

La grande lezione impartita dalla Pandemia ancora in atto ha confermato la forza del vino italiano e la sua riconoscibilità posizionale su scala internazionale. L’Italian Wine ha retto bene l’urto della crisi, perdendo tutto sommato meno punti in percentuale in termini di export rispetto ad altri importanti stakeholder, europei e non.

Una resilienza che fonda le sue basi sul grande lavoro di branding e eccellenza dei prodotti Made In Italy, ma anche da una immediata capacità del settore di far fronte alle difficoltà individuando in modo repentino nuove strategie per continuare ad intercettare importatori.

In questo, internet ha giocato un ruolo essenziale. Secondo gli ultimi dati Federvini, circa il 70% del comparto enoico italiano ha scelto di investire online per far fronte alla crisi. Investimenti incentivati anche dalle revisioni a bandi come l’Ocm Vino Paesi Terzi e Ocm Investimenti, in grado di offrire coperture economiche anche per la promozione e l’attività di matching in digitale.

Dai tasting online alle attività di BtoB, con possibilità di incontrare importatori alla ricerca di vini italiani direttamente in rete, senza spese di viaggio, trasporto di campionature e allestimenti fieristici.

Un’alternativa interessante, adottata da un numero sempre maggiore di aziende in ogni parte dello Stivale. Una strategia come quella promossa da Wine Business Hub, il primo portale in Italia dove selezionare e incontrare importatori internazionali a caccia di etichette nostrane.

Una chat room brandizzata, dai costi contenuti e con possibilità di adesione in formula “soddisfatti o rimborsati, che ha visto il suo successo crescere nei mesi caldi dell’emergenza, ma diviene ora un valido strumento per la vendita di vino all’estero anche per il futuro.

Scopri di più su www.winebusinesshub.it e vendi i tuoi vini all’estero in modo più semplice, diretto e veloce, comodamente dalla tua cantina!

Antonio Secondo



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