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Fare export in tempo di Covid: 5 modi per vendere i tuoi vini all’estero online

Lo stop a fiere ed eventi di settore è stata un’occasione per il vino italiano (e non solo) di fermarsi a riflettere. L’importanza di differenziare, in termini di vendite ma anche di assortimento, era una lezione che produttori e professionisti/e del settore avevano già imparato da tempo, ma l’export – per qualche ragione – era ancora un mondo concepito in modo “monoculturale”: si va in fiera, si portano le campionature e si incontrano gli importatori nella speranza di concludere buoni affari.

La colpa o, molto più semplicemente, la ragione di questo approccio risiedeva in particolar modo nella precarietà di reali alternative, valide al punto da affiancare o sostituire le strategie di trading tradizionali. Tanto più che parliamo di un mondo, quello del vino e dei suoi protagonisti, che proprio sul concetto di tradizione ha costruito non uno, ma tonnellate di storytelling, insieme alla propria identità.

Ma è tempo di cambiare, o meglio, lo era già prima che la pandemia arrivasse a sconvolgere le nostre normalità. Lo diventa ancor di più oggi, nella totale impossibilità di agire come da sempre siamo abituati.

Come tutti, anche noi siamo impazienti di tornare in fiera. Di tornare a scambiare chiacchiere ed emozioni viso a viso, degustando vini diversi ed esplorando territori lontani con la sola forza delle emozioni che questi sono in grado di generare. Ma, nel frattempo, continuare a lavorare rappresenta una priorità.

Fortunatamente, una soluzione c’è. Secondo un recente studio condotto dal The Economist, l’emergenza sanitaria ha solamente accelerato, di circa 5 anni per essere precisi, una transizione già in atto: quella della sempre maggiore e progressiva migrazione online. Una tesi sulla quale hanno ampiamente lavorato anche le agenzie di ricerca nostrane, con studi di settore dedicati all’argomento. Vediamo allora 5 modi per vendere vino online, grazie alle opportunità offerte da piattaforme, app e social network.

1 – E-commerce: si o no?

Il mercato dell’e-commerce di vino ha subito un’impennata pazzesca con l’inizio del primo lockdown, la primavera scorsa. Centinaia di produttori che fino a quel momento avevano, per così dire, snobbato le potenzialità di questo strumento si sono sforzati di capirci di più ma, tutto sommato, con risultati poco soddisfacenti.

La principale criticità è stata rappresenta da un eccessivo ingresso, simultaneo e incontrollato, di nuove referenze sui principali marketplace di settore, che hanno in qualche modo scombussolato l’equilibrio da sempre vigente si questi portali. Se fino al 2019, infatti, l’acquisto online di vino era appannaggio di pochi intenditori alla ricerca di vini pregiati o etichette rare, dal 2020 il segmento retail si è spostato su prodotti di consumo, di buona bevibilità e fascia prezzo contenuta.

Il tutto con grandi provvigioni per i grandi player di settore, e minimi ricavi per i produttori. La questione è semplice quanto feroce: l’e-commerce, di per sé, non rappresenta una risposta “completa” per le necessità delle cantine. Un buon e-commerce funziona quando è il produttore a controllare la transizione, trovando il suo canale, senza gettarsi nella mischia delle offerte a prezzo migliore. Vendere online al dettaglio non è mai una buona strategia, ma fare e-commerce nel modo giusto significa anche intercettare importatori stranieri interessati a grandi quantitativi, con buone possibilità di incrementare il fatturato.

2 – Vendere vino sui social

Un’altra questione spinosa. Spesso e volentieri capita di sentire produttori e altri professionisti asserire che “Facebook, Instagram e altri social network non servono a vendere vino“. E noi, da export manager quali siamo, ci sentiamo anche d’accordo, se si pensa alla vendita in termini di conversione.

Ma i social network, per loro stessa natura, non sono concepiti a questo scopo (a differenza di e-commerce o altre piattaforme). La loro funzione è quella di promuovere e fare branding.

Com’è noto, la prima regola per vendere vino è quella di raccontarlo. Una regola che funziona in tutti i comparti della filiera enologica, dal trade fino al tavolo della ristorazione. Vendere vino sui social network significa proprio questo: raccontare filosofia e prodotti grazie ad un canale diretto con il pubblico, selezionando e interagendo con professionisti del settore come importatori, influencer, rivenditori, giornalisti specializzati e altre figure in grado di incrementare awarness e reputazione della cantina. 

Compreso questo, potremmo rivedere l’affermazione citata in precedenza in: “I social network non servono a vendere vino… al dettaglio“. Detta così, la frase assume un significato nuovo e spinge a riflettere sull’importanza di affinare target e strategia comunicativa sul social, rendendola efficace e in grado di procacciare gli utenti di nostro interesse (siano essi professionisti, una particolare tipologia di buyer o ancora molti altri).

3 – Degustazioni online

È stato certamente uno dei format più interessanti e diffusi dall’inizio dell’emergenza sanitaria, in grado di restituire un po’ di linfa vitale in mancanza di matching e eventi fisici. Il tasting online rappresenta una buona strategia, specie se orientata alla ricerca di importatori stranieri e professionisti del settore alla ricerca di vini italiani.

Ma dove trovarli? Puoi iniziare da qui.

4 – App per vendere vino online

Non solo quelle legate a e-commerce di settore. Se il tuo obiettivo è vendere vino all’estero dovresti mirare più alto. A differenza del mercato occidentale, dove le app sono tutto sommato confinate in compartimenti stagni, il mondo delle applicazioni nel resto del mondo costituisce oggi un mercato all’avanguardia, in grado di generare ingenti profitti.

Pensa, per esempio a VK, il principale social network russo, o a WeChat, la prima applicazione per numero di utenti in Cina. Entrambe queste app offrono funzionalità integrate impensabili per gli utenti occidentali. Dalla semplice pubblicazione di video e opinioni, fino all’acquisto di beni di consumo, pagamenti di bollette, tasse e altre spese, a 360°. Vendere vino in Cina su WeChat è una realtà concreta e diffusa in Oriente, e le cantine (cinesi e non) lo sanno bene. Investire in questo canale significa aprirsi a nuove opportunità.

5 – Trovare importatori online

Facile a dirsi…e anche a farsi: con Wine Business Hub è oggi possibile selezionare e incontrare online importatori di vino da tutto il mondo alla ricerca di etichette italiane. Per vendere vino sul web comodamente dal tuo ufficio, grazie ad un semplice smartphone o pc.

Wine Business Hub è la prima piattaforma italiana per l’export online di vino, utilizzata dall’inizio dell’emergenza da un numero sempre maggiore di cantine vinicole in tutto il Bel Paese.

Prova anche tu: richiedi l’iscrizione per ricevere senza impegno un primo contatto con un consulente in grado di illustrarti costi e funzionamento della piattaforma. Illustra i tuoi prodotti e il mercato di riferimento sul quale intendi investire per vendere i tuoi vini. E se entro il primo mese non ricevi un incontro con un importatore coerente con le tue richieste sei rimborsato al 100% del costo di iscrizione.

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Antonio Secondo



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