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Vendere vino su Clubhouse? In arrivo le room a tema enogastronomico

Clubhouse è la novità del momento. Tutti ne parlano, in pochi sanno cos’è realmente, soprattutto dal momento che il social network è disponibile, per ora, solo per dispositivi iOS, quindi iPhone, iPad e iPod Touch. Tagliati fuori tutti gli utenti Android, che in questi mesi hanno provato a dare una sbirciata nelle room come imbucati ad un party esclusivo, più per capire cosa accada all’interno che per reale desiderio di entrare.

Molte ipotesi sono state lanciare per provare a spiegare il perché della scelta di non aprire a tutti i dispositivi già da subito, nonché di prevedere, anche per gli utenti Apple, la possibilità di accedere solo su invito di altri clubber. E, checché se ne dica, la risposta è in realtà molto semplice: si tratta di una pura, inequivocabile, evidente e assolutamente efficace strategia di marketing.

Funzionale? Eccome: a metà febbraio erano già 8 milioni gli iscritti a Clubhouse nel mondo. Un numero enorme, che hanno contribuito ad incrementare influencer consapevoli e non. Uno tra tutti, Elon Musk, CEO di Tesla e PayPal, il cui ingresso sulla piattaforma ha mandato in crisi i suoi sviluppatori, a causa della migliaia di utenti interessati ad entrare nel club, con il solo desiderio di seguire la sua talk in diretta.

Clubhouse, infatti, è strutturato proprio in questo senso: esistono delle stanze virtuali dove è possibile accedere per ascoltare un relatore discutere di questo o quell’argomento, chattare con altri utenti tramite messaggi vocali, e basta. Nessuna possibilità di inviare immagini, file o altri contenuti, divieto assoluto di registrare le talk in diretta, salvo che per gli organizzatori del club. E non finisce qui.

Come funziona Clubhouse

All’interno delle room esistono tre aree:

  • l’area dei moderatori, ossia degli organizzatori della talk;

  • l’area degli speaker, ossia di chi è abilitato a parlare;

  • l’area degli ascoltatori, che partecipano in qualità di uditori e possono, se approvato dai moderatori, prenotarsi per parlare attraverso una specifica funzione, fare domande o esprimere la loro opinione sull’argomento.

Dopo aver creato 3 room, dimostrando in questo modo di essere attivi sulla piattaforma, Clubhouse offre la possibilità di creare un “Club”, cioè una specie di gruppo Facebook dedicato ad un argomento specifico (ad es. “Vini italiani ed export”) al quale altri utenti possono iscriversi e seguirne le attività.

Il club è una funzione riservata a chi organizza appuntamenti virtuali con una certa costanza, per esempio talk settimanali o con altra ricorrenza, e desidera creare una propria fanbase a uno o più argomenti specifici. L’utilizzo di room e club in Clubhouse si sta diffondendo anche nel settore enologico, con risvolti davvero interessanti.

Clubhouse per il vino: ecco le room del settore

Nonostante i primi, e più ambiti, club siano ancora riservati ad amanti di letteratura, scienza e cinema, le stanze virtuali a tema food & wine continuano a crescere, con numeri di iscritti in crescita.

Il club “Wine & Spirits”, per esempio, conta ad oggi quasi 6.000 follower, mentre “Foodie Nerds” è ormai arrivato a 10.000. Network di settore, come Stappato, hanno dimostrato interesse per la piattaforma, così come molteplici operatori enogastronomici, dai produttori a enologi, fino a sommelier ed export manager.

Il lancio di un nuovo social network è sempre un buon momento per posizionarsi all’interno di esso, perché l’algoritmo è generoso, la presenza di competitor tutto sommato contenuta e l’interesse degli utenti ancora alto. C’è quindi da aspettarsi che, nel corso dell’anno, vedremo crescere ulteriormente il fenomeno Clubhouse, per dare anche qui nuove opportunità al mondo del vino e ai suoi protagonisti.

Vendere vino su Clubhouse è possibile?

Al momento, la funzione primaria della piattaforma è quella di fare didattica e informazione. All’interno di queste attività, ovviamente, ci si può sbilanciare nel fare un po’ di reputation aziendale, in modo sottile ed elegante.

Ma per vendere vino, garantendo certi volumi, Clubhouse è, al momento, completamente fuori target. Tuttavia, la spinta digitale che ha guidato il settore prima e, specialmente, a seguito della pandemia rappresenta un risvolto interessante in questi tempi incerti, in particolare per quanto concerne l’export.

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Antonio Secondo



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