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Vendere vino all’estero: i numeri si spostano sul digitale

Un trend in ascesa quello degli investimenti digitali, potenziato ulteriormente con lo stop agli spostamenti dettati dal coronavirus. Non solo e-commerce, ma anche gestione di vigna e cantina, promozione e acquisizione di contatti importatori nei principali Paesi Target per l’italian wine.

Il vino italiano non è fermo, è solo in fase di riorganizzazione. È il momento di sostenere quanti, tra operatori di settore, professionisti, enologi, giornalisti specializzati e, soprattutto, produttori, sono impegnati per rilanciare quello che rappresenta uno dei settori più floridi dell’economia italiana.

Certo, sono giorni difficili per tutti. Lo stop degli introiti derivati dal canale HoReCa, a causa della chiusura forzata di bar e ristoranti, ha certamente fatto sentire il suo peso. Soffrono in special modo le piccole cantine e quante hanno investito nell’exploit dell’enoturismo, ora completamente paralizzato. Va meglio a chi in questi anni ha saputo diversificare o, per sua fortuna, investire energie nell’apertura di nuovi canali per vendere all’estero.

L’export di vino italiano, infatti, rappresenta oggi un mercato in grado di generare, secondo Federvini, un valore di 2,5 miliardi di euro solo nel 2018. I dati 2019, ai quali mancano ancora stime precise del secondo semestre, hanno già confermato una crescita del +1% nei primi mesi dell’anno. Per questo, le aspettative per il 2020 prevedevano un ulteriore incremento, ora fisiologicamente da rivedere in funzione dello sconvolgimento dei mercati. Parlano da sole le performance guadagnate dal settore negli ultimi anni. Come quella del Montepulciano d’Abruzzo, cresciuto del 50% in soli 2 anni, registrando il +259% di vendite nel Regno Unito. O quella di vini di alta fascia, come il Barolo, il cui 60% prende ogni anno la via di Paesi come Cina e Stati Uniti. 

Numeri frutto di oculate strategie e sinergie, messe in atto da aziende, Consorzi e operatori con il dovuto supporto di istituzioni nazionali ed europee, che hanno saputo reggere e superare il confronto con altri competitor (in primis la Francia), confermando il vino italiano nelle prime posizioni del settore.

E allora, se è vero che oggi il vino italiano sta subendo pesantemente il lock-down è anche vero che di questa crisi è possibile fare una grande opportunità. Giocare d’anticipo, rinnovarsi e, più di tutti, investire nel modo giusto, rappresentano le nuove sfide. La prima è senza dubbio quella di digitalizzare, e c’è già chi ha iniziato a muoversi in questa direzione.

Export di vino italiano: nuove frontiere digitali

Cresce l’interesse per servizi e investimenti legati al digitale. Non solo per quanto concerne l’e-commerce di vini, previsto da anni in fondi a sostegno delle imprese vitivinicole in contributi come gli Ocm Vino Paesi Terzi. La cosiddetta gig-economy legata al vino investe in ricerca e sviluppo, premendo l’acceleratore su servizi che possano incontrare le principali necessità dei produttori.

Come quella dell’impossibilità di spostarsi per partecipare a fiere ed eventi in tutto il mondo. Una criticità iniziata con l’annullamento o il posticipo di importanti eventi come ProWein e Vinitaly, la cui ripresa, purtroppo, non sarà da considerare a stretto giro. Gli investimenti, quindi, si concentrano su nuovi modelli di fiera e meeting, per continuare ad acquisire contatti di importatori e aprire nuovi canali nella GDO internazionale, grazie al supporto del web.

È innovativa, è tutta italiana, per esempio, l’idea della start-up Wine Business Hub, che offre alla cantine una stanza virtuale personalizzata con loghi, video, immagini e tanto altro, dove incontrare a distanza importatori da tutto il mondo, selezionati per Paesi, referenze richieste e fascia prezzo. Ma non solo: WineBusinessHub nasce da un network di broker che sono in grado di cercare per te i referenti migliori sui mercati esteri per aprire nuove possibilità per la tua cantina.

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All’interno della stanza personale, con l’aiuto – se necessario – di un interprete o di consulenti legali o commerciali, i referenti delle cantine possono presentare i propri prodotti agli importatori, illustrando le qualità dei vini, del territorio e delle tecniche di produzione. Se l’interesse è reciproco, si procede all’invio dei campioni per un secondo meeting di degustazione, con un interessante risparmio per le aziende che possono, in questo modo, recapitare i prodotti solo a chi è davvero interessato.

Un modo semplice, efficace e profittevole per non rinunciare a nuove ed interessanti opportunità di vendita all’estero, forti del buon nome del vino italiano nel mondo e di operatori di settore già interessati e alla ricerca di questo prodotto.

Vendi il tuo vino all’estero con Elledue

Il nostro team è composto da professionisti del settore, impegnati quotidianamente nella promozione e vendita di vino italiano all’estero. Siamo partner di numerose cantine vinicole in tutta Italia, con una rete di collaboratori nel mondo della finanza agevolata, nella formazione e nell’organizzazione di eventi. Ogni anno organizziamo il nostro evento privato (B2B Elledue a Pollenzo), che richiama ogni anno oltre 50 importatori da tutto il mondo e 70 cantine vinicole italiane.

Abbiamo fatto di una passione il nostro lavoro, di un desiderio la nostra mission: vendere vino italiano all’estero e accompagnare le cantine verso una efficiente promozione. 

 

Antonio Secondo



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