export vino italiano

Numeri del vino: vendemmia e export 2020

Iniziano ad essere pubblicati i risultati dei primi studi di settore relativi all’annualità 2020. Dai numeri relativi alle transazioni del primo e secondo trimestre di quest’anno, tra vendita di vino all’estero e performance sul territorio nazionale, fino alle prime stime di vendemmia, che quest’anno premia la qualità.

Un anno strano e, sicuramente, molto difficile, che ha visto l’intero comparto enoico alle prese con molteplici sfide. Prima fra tutte quella della pandemia ancora in corso, che tra annullamento di fiere ed eventi di settore, flessione dei mercati, fenomeni speculativi, blocco del canale HoReCa e misure di sicurezza durante la raccolta delle uve ha sicuramente messo a dura prova gli addetti al settore.

Tuttavia, le disgrazie non vengono mai sole. A mettere il carico ci ha pensato anche Donald Trump che, tra tutte le dichiarazioni rilasciate nel caos generale dell’emergenza, non si è fatto mancare un’anticipazione sulla possibile estensione dei nuovi dazi sui prodotti di importazione anche sul vino italiano. Un fattore al quale produttori, importatori e altri professionisti dell’indotto continuano a guardare con attenzione, in attesa delle prossime presidenziali USA.

Last but not least, i cambi di tendenza, con la crescita del +5% del formato brick sul canale della grande distribuzione (non fidatevi di chi è sicuro di sapere il perché), la maggiore richiesta di vini sfusi in Europa e USA e il timore di un nuovo blocco totale costantemente alle porte.

Tutto sembra dirci a chiare lettere che l’apocalisse è imminente, ma i più scaltri o, perlomeno, i più esperti, guardano ai dati in arrivo e la situazione, se non proprio rosea, migliora comunque un po’.

Soffre il canale della ristorazione

I dati Ismea confermano che a soffrire maggiormente sono le cantine orientate principalmente alla fornitura HoReCa. Il blocco forzato alla ristorazione nei mesi più caldi della Pandemia ha certamente inciso sul benessere del settore. Gli ingressi contingentati subito dopo il lockdown hanno determinato una minore richiesta di forniture, che inizia a farsi sentire in questo secondo semestre.

Pagamenti a lungo termine e ordinazioni più caute: la crisi della ristorazione colpisce indirettamente anche la filiera del vino, ed è impossibile sapere con certezza cosa accadrà nei prossimi mesi.

Diminuiscono i listini e gli stock in cantina di vini da tavola, che scendono del -5% rispetto al 2019. Uno “scherzetto” costato ai produttori italiani, secondo Coldiretti, già oltre 1 miliardo di euro solo nel primi sei mesi dell’anno.

Vendemmia 2020: meno raccolta, qualità più alta

A riferirlo sono le prime analisi a campione effettuate da Assovini, con tutte le principali associazioni di categoria (UIV, Coldiretti, FederVini e etc.) concordi nell’affermare che sarà un’annata di resa minore ma di grande qualità.

Una combinazione perfetta, in un certo senso, se si pensa alle tantissime cantine con vino ancora in giacenza al giugno di quest’anno a causa della paralisi HoReCa. Produttori che, fino ad oggi, avevano convogliato gli sforzi per crearsi un nome all’interno del circuito della ristorazione, con prodotti di struttura e prezzo orientati a questo scopo.

Tutto da rivedere, e sono già in molti a farlo, cambiando punto di vista e concentrandosi sull’export e sulla possibilità di vendere i vini all’estero.

Export italiano: soffre ma non si ferma

Non è immune dalla crisi neanche l’export di vini, sicuramente tra i canali principali per gli Italian Wine e per l’intera economia del Bel Paese. Soffre, sì, ma meno di altri settori. A perdere pesantemente quotazioni più del segmento vini, il settore manifatturiero, quello della carne, degli insaccati, dei salumi, dei latticini e dei formaggi. Penalizzato anche il settore dolciario, specie in Europa.

Le quotazioni del vino italiano su scala globale, invece, come dichiarato dalla stessa UnionCamere Lombardia, tengono bene l’impatto con la crisi. L’export perde fisiologicamente punti in percentuale, ma resta il canale di transazione più solido per il mercato dei vini. Tanto da poter vantare esempi in positivo, anche a cavallo delle due semestralità 2020.

È il caso della crescita di regioni come il Molise, la Liguria e la Sardegna che, nonostante le difficoltà, sono state in grado di registrare incrementi rispettivamente del +57,0%, +39% e +12,2%. Un segnale importante, in grado di evidenziare come la stabilità dell’export rappresenti di fatto il principale canale su cui investire e da salvaguardare, per il benessere del vino italiano e del suo indotto.

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Come ElleDue ci siamo sempre occupati di supportare le cantine italiane negli iter di promozione e vendita di vino all’estero. Lo abbiamo fatto in qualità di mediatori nelle principali fiere di settore nel mondo, dagli Stati Uniti alla Cina, e anche in Europa.

Con il fermo di quest’anno, abbiamo deciso di mettere a frutto i contatti acquisiti in tanti anni di lavoro, sfruttando le possibilità offerte da internet per continuare a svolgere il nostro lavoro. Il risultato è stato Wine Business Hub, una piattaforma dove selezionare e incontrare importatori da tutto il mondo alla ricerca di vino italiano.

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Antonio Secondo



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