I numeri dell’export sono positivi ma con un monito chiaro: bisogna differenziare

È uscito oggi il rapporto annuale di Wine by Numbers che racconta gli affari esteri dei maggiori paesi produttori di vino, Italia compresa. I numeri del 2019 sono positivi, ma sappiamo già da ora che l’anno venturo pagheremo – volenti o nolenti – lo scotto di ciò che sta accadendo in questi giorni d’emergenza Covid.

In ogni caso, emergenze a parte, non possiamo perdere l’occasione di riflettere sui dati per cercare di sfruttare questo momento di rallentamento forzato e decodificare alcuni segnali chiarissimi che arrivano dai grafici e che noi broker stiamo segnalando già da tempo.dati export vino 2019

Il grafico che deve portarci a riflettere è quello che vedi qui a destra e che indica un trend certamente positivo che pone l’Italia tra i primi esportatori di vino a livello mondiale. Negli ultimi 5 anni la curva è in decisa crescita e gli affari hanno fatto segnare un +5% per vini fermi e spumanti.

Ma c’è un però. Ciò che deve portarti a riflettere è che questo andamento positivo lo si deve solo alle performance di due aree: Europa e America (incluso il Canada). 

Differenziare i Paesi sui quali si lavora

Dunque ecco la prima criticità che oggi – più che mai – salta all’occhio: è assolutamente necessario differenziare i Paesi sui quali si fa promozione, cercando di fare uno sforzo in più sull’Asia, un continente immenso, dalle enormi potenzialità di business.

Occorre cambiare atteggiamento perché questa pandemia potrebbe riservare già ora delle sorprese portando a un nuovo assetto di forze mondiale (più di uno statista già ne parla), riducendo il potere americano a vantaggio di altri Paesi (la Cina?). Se ciò dovesse accadere – e sembra lo scopriremo presto – chi più ha avuto l’intelligenza e l’accortezza di differenziare il proprio portafoglio di clienti esteri, avrà le tasche salve.

È un po’ il discorso che ci facevano all’Università quando ci ricordavano dell’assoluta importanza di differenziare il business perché avere un grande mandato potrebbe esporre a un rischio molto maggiore che avere tanti mandati più piccoli, anche se è più faticosa e onerosa la loro gestione. La scelta adesso è obbligatoria.

“Le esportazioni verso l’Asia mostrano ancora valori moderati (circa 340 milioni euro e quota dell’8% sul totale, di cui il 50% in Giappone) – si legge sul report di Wine by Numbers – ma soprattutto mettono in evidenza tassi di crescita in linea con quelli americani (+ 5%). Dovremmo aspettarci un ritmo più veloce, se è vero che questo è l’area mondiale più dinamica al momento e che continua a mostrare una costante espansione della base di consumatori” (traduzione a cura di Elledue).

Chiaramente per affrontare un nuovo referente internazionale c’è bisogno di investimenti, tempo, e i consulenti giusti.

Differenziare le referenze: troppo sparkling potrebbe essere… una bolla

Perdonate il gioco di parole, ma a guardare i numeri la riflessione in questo senso è più che necessaria. Abbiamo visto delle curve ascendenti nel grafico sopra, e questo fa sempre piacere, ma il trend è favorito da un nome e un cognome: sparkling wines, ovvero spumanti ma ancor più Prosecco.

L’aumento che leggiamo felicemente in Europa, ad esempio, se scorporiamo i dati fra vini fermi e bollicine, vediamo che questi ultimi generano il 66% del fatturato con un tasso di crescita del 16% solo nel 2018. Questo mette in evidenza un fatto che non si può ignorare: dal 2013 in poi, la linea di crescita dei vini fermi è praticamente piatta. E non va meglio in USA.

Anche se il risultato a lungo termine è ancora positivo per il nostro Paese – si legge su Wine by Numbers – il campanello di allarme deve essere ascoltato subito, specialmente adesso che è ancora flebile: negli ultimi 13 anni, una differenziazione dalle tradizionali aree è stata considerata in modo molto moderato. Perciò, i tre blocchi principali rimangono di più o meno nelle stesse situazioni. Inoltre, il più recente fenomeno degli spumanti, in aumento dal 2011, ha avuto impatto sempre sulle stesse aree in cui L’Italia era già forte (Europa e Nord America), consentendo di compensare la riduzione delle vendite per i vini fermi nel Regno Unito e in Germania” (traduzione a cura di Elledue).

Cosa fare per affrontare la differenziazione dei mercati

Trovare una risposta a questa domanda non è semplice ma già la questione in sé, il fatto di porsela, ti richiede di fare un punto sulla tua attuale situazione e la tua organizzazione interna. È il momento giusto per farlo. Se hai bisogno della nostra consulenza puoi prenotare una call con il nostro staff. In questi momenti stiamo utilizzando più di sempre gli strumenti di chat a distanza e siamo certi che anche tu le stai sperimentando. Ti aspettiamo!

 

Il rapporto completo di Wine by Numbers lo trovi qui

lisa.deleonardis

Nel consiglio di amminstrazione della società, si occupa di marketing digitale e comunicazione in Elledue. E' direttore responsabile di alcune riviste di settore (tra cui A come Agricoltura).



My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.