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Norvegia, Svezia, Danimarca: quanto vale l’export di vini italiani in Scandinavia

Tra i Paesi in crescita per importazione di vini italiani nel 2020, nonostante la crisi pandemica, il +2,2% registrato dalla Svezia rappresenta senza dubbio un risultato interessante. L’incremento delle transazioni nei principali Paesi scandinavi negli ultimi anni avevano già iniziato a catturare l’attenzione degli addetti ai lavori, anche e soprattutto per via della buona marginalità e minore concorrenza del mercato del vino rispetto ad altri mercati.

Ovviamente, non è tutto oro ciò che luccica: se è vero che la Scandinavia è un polo emergente per il vino italiano è anche vero che il suo è un mercato ancora tutto da costruire. Un mercato all’interno del quale non mancano potenzialità e occasioni per le cantine italiane, specie più piccole, per le quali sovente risulta più difficoltoso l’ingresso all’interno di piazze più complesse e distanti, come quelle asiatiche o statunitensi.

Informazioni generali sull’export di vini in Scandinavia

Il rapporto tra Paesi scandinavi e vino italiano ha iniziato a consolidarsi da anni. L’incredibile exploit di Prosecco e altri sparkling made in Italy registrato nel 2019 ha rappresentato solo il coronamento di un percorso intrapreso da tempo, quotato nella sola Norvegia da Istat e associazioni di settore per un valore complessivo che sfiora i 300 milioni di euro/anno per importazioni.

Aspetto che, unito al forte potere d’acquisto della popolazione nord europea e alla sempre maggiore alfabezzazione del pubblico in merito al prodotto, rende bene l’idea di un mercato che, seppur di nicchia, è anche in grande espansione.

Secondo Marina Nedic, organizzatrice del Simply Italian Great Wine di Oslo, a stuzzicare l’interesse dei wine lovers, in particolare norvegesi, è la qualità dei prodotti. Aspetto che rende il posizionamento di vini high end italiani perfettamente in linea con il trend, grazie anche ad una capacità di spesa del pubblico tre volte superiore rispetto al mercato italiano, relativa ad un maggiore reddito pro-capite.

Non a caso, tra i big dell’export di vini in Scandinavia si riconfermano rossi dop di Piemonte, Veneto e Toscana, seguiti da categorie emergenti (+38% nel 2019) come spumanti astigiani e bianchi del nord-est. Etichette che si rivolgono direttamente ad un pubblico sempre più in cerca di informazioni in merito a denominazioni e caratteristiche dei vini, che predilige prodotti dal ridotto tasso zuccherino, meno alcolici e di grande bevibilità, come rosati e bollicine (che detengono, quest’ultimi, attualmente l’80% del mercato scandinavo).

Un trend che ricalca quello del boom delle birre artigianali, esploso negli ultimi anni e che, anche a fronte di un consumo individuale di vino pro-capite tutt’altro che scontato (circa 20 – 30 litri / anno in Norvegia, Danimarca e Svezia), si conferma per marginalità e crescita. Tra le principali limitazioni del mercato, tuttavia, troviamo la presenza di monopoli pubblici a regolamentazione del mercato (Norvegia e Svezia) e la scarsa densità abitativa che caratterizza i Paesi scandinavi, in grado di incidere in maniera direttamente inversa rispetto – per esempio – alla Cina, dove l’alto numero di abitanti bilancia il minimo consumo medio annuo di bevande alcoliche, per un giro d’affari tra i primi del settore.

Vendere vino in Norvegia: normative, dazi e potenzialità del mercato

Il mercato norvegese delle bevande alcoliche è controllato da monopolio pubblico, che regolamenta – tra le altre cose – l’ingresso e la vendita del 80% di questi prodotti nel Paese.

In quest’ottica, risulta particolarmente conveniente la vendita attraverso canali Horeca che, differentemente da grande e piccola distribuzione, gode di minori obblighi normativi rispetto a quelli previsti per la vendita al pubblico dal “Vinmonopolet”.

Relativamente alle tassazioni sulle bevande alcoliche, è importante sapere che l’applicazione dei dazi d’importazione in Norvegia avviene in relazione al volume alcolico del prodotto, secondo la seguente equazione:

7,84 NOK (Corone norvegesi) x % volume x litri

Può per questo variare considerevolmente, anche da 22 a 367 NOK al litro, a seconda del volume alcolico del prodotto. Anche per questa ragione, per molti produttori risulta più conveniente la vendita in formato bag-in-box da 3 o 5 litri, che ha preso piede negli ultimi anni incontrando il favore del pubblico. Favore, condizionato anche dalla sempre maggiore attenzione riservata al tema della sostenibilità dei prodotti e dei packaging, in grado di incidere fortemente sulle scelte dei consumatori.

Non a caso, lo stesso monopolio ha recentemente introdotto l’utilizzo di bottiglie di plastica anche per il vino, a fronte di una migliore riciclabilità del materiale all’interno della filiera del Paese rispetto al vetro.

Esportare vino in Danimarca: normative, dazi e potenzialità del mercato

Con un consumo medio di vino pro-capite di circa 30 litri annui, e un potere d’acquisto stabilito da Eurostat che si aggira sui 30mila euro, la Danimarca per il vino italiano ha un valore stabile di oltre 152 milioni di euro.

Con un valore delle accise nettamente inferiore rispetto alla Norvegia, medesimi accordi commerciali relativi al transito da altri Paesi dell’Unione e margini per importatori / dettaglianti che si aggirano tra il 15% e il 30% del totale, la Danimarca continua a rappresentare un importante polo di attrazione per i vini del Bel Paese. Minore, tuttavia, rispetto alla già citata Norvegia e alla Svezia, dove il pubblico è sensibilmente più vicino a prodotti made in Italy di fascia alta.

Tuttavia, la sempre maggiore presenza di visitatori danesi nello Stivale, stagionali o stanziali, ha da tempo incrementato la cultura locale anche in merito a vini e prodotti gastronomici della tradizione italiana, contribuendo ad una piccola quanto stabile crescita di questi segmenti negli ultimi anni.

Wine export in Svezia: normative, dazi e potenzialità del mercato

Proprio come la Norvegia, anche il mercato svedese è regolamentato da monopolio. Una limitazione resasi necessaria in passato anche a causa dell’eccessivo consumo di bevande alcoliche da parte della popolazione locale.

Ad oggi, però, il consumo medio di alcolici del pubblico svedese è assolutamente nel range di altri Paesi (27,4 litri / anno circa) ed un giro d’affari per i vini italiani che si aggira sui 150 milioni di euro.

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Antonio Secondo



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