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Quando si tornerà a vendere vino in Cina? Analisi e prospettive di mercato

Le ripercussioni del lockdown cinese hanno coinvolto l’export internazionale sconvolgendo i mercati nei primi mesi di pandemia. Da buyer capofila su scala globale, secondo Paese al mondo per consumo di vino e, per questo, approdo dei principali stakeholder di settore, il gigante asiatico è passato rapidamente a fanalino di coda, perdendo oltre il 40% delle transazioni in poco più di un mese.

Un dramma determinato, al di là delle misure di contenimento, anche dalla poca propensione dei cinesi al consumo di vino in casa rispetto al ristorante. Con la chiusura di questi ultimi è venuto, quindi, a mancare un canale fondamentale per produttori occidentali, e in particolar modo italiani. Rispetto ad altri exporter europei, infatti, le cantine italiane hanno scelto di non investire negli anni passati canale e-commerce cinese, prediligendo il rapporto BtoB.

Ma è davvero una mancanza? Vero è che oggi il 30% del mercato enoico cinese sia rappresentato dalle vendite online business to client, con tassi in crescita dall’inizio dell’emergenza a causa dell’isolamento domestico. Vero è, inoltre, che in questo contesto l’Italia sia oggi molto indietro rispetto ad altri competitor internazionali, presenti con percentuali di catalogo anche del 40% sui principali marketplace di settore cinesi e con strategie B2B e B2C anche su WeChat, principale social network cinese.

Altrettanto vero, però, è che la grande bolla dell’e-commerce contiene innumerevoli complicazioni. Tra queste, minore marginalità per i produttori, condizioni contrattuali che spesso implicano il reso, maggiore impegno nello smaltimento di grandi volumi, studio di nuovo packaging, e così via. È, quindi, facilmente intuibile come questo mercato non rappresenti che un possibile tassello nella strategia di apertura di nuovi mercati, in nessun caso paragonabile ai canali di export tradizionali, come quelli della GDO o HoReCa.

Export in Cina: Veronafiere punta su nuovi eventi

L’annullamento di fiere di settore, in Cina prima e nel resto del mondo poi, ha influito pesantemente sul mercato internazionale in questo 2020 iniziato non proprio nel migliore dei modi. Con la lenta ma altrettanto stabile ripresa dell’economia cinese si è tornati a parlare della possibilità di organizzare eventi nel Paese.

Veronafiere ha già individuato due possibili appuntamenti per il prossimo autunno. Il primo con il lancio di una nuova edizione di Vinitaly Hong Kong, prevista nell’omonimo distretto dal 5 al 7 novembre. La seconda con Wine to Asia, nella città di Shenzen, dal 9 all’11 novembre. Il tutto per incentivare la ripartenza dell’on-trade e tornare, entro l’anno venturo o al massimo il successo, ai volumi di importazioni pre-pandemia.

Iniziative fortemente sostenute anche dagli importatori e dal governo orientale, interessati anche a dimostrare la stabilità del mercato locale dopo l’emergenza.

Vendere vino in Cina: sempre più produttori investono online

Le iniziative off-line promosse da enti, consorzi e istituzioni per la promozione all’estero del vino italiano hanno da sempre rappresentato un fattore essenziale per la costruzione di un solido canale export. Tutto questo è venuto a mancare improvvisamente con l’arrivo dell’emergenza. Anni di lavoro interrotti bruscamente in pochi mesi, oggi contraddistinti da un lungo quanto fondamentale processo di ricostruzione.

Il tutto, facendo naturalmente i dovuti scongiuri, salvo nuovi incrementi di contagi a ridosso della stagione autunnale. Non a caso, sono molti i produttori che hanno scelto di non fermarsi con la chiusura totale della primavera scorsa, rilanciando sin da subito per far fronte alla chiusura del canale HoReCa internazionale e all’annullamento di fiere di settore grazie alle possibilità offerte da internet.

Un risvolto positivo della pandemia, infatti, è stata la decisa accelerazione degli investimenti online da parte di produttori e professionisti enoici. Un fattore in grado di assottigliare l’attuale divario tra l’Italia e altri importanti Paesi produttori in termini di strategie digitali. È infatti ancora netta la differenza di presenza online registrata dal Bel Paese e i suoi maggiori competitor internazionali, come Francia, Cile e Australia, la cui penetrazione di mercato avviene oggi anche attraverso il media mix di app, social e piattaforme web orientate al mercato cinese.

Se vuoi vendere vino online fallo con Wine Business Hub

Differenziare assicurandosi una solida alternativa online in caso di nuove possibili criticità di mercato rappresenta un ottimo quanto essenziale investimento per il futuro. Tanto più che esperti e professionisti del settore indicano come proprio le transazioni direct-customer saranno in continua ascesa a seguito della pandemia appena trascorsa.

Costruire una canale diretto con importatori e pubblico, gestibile comodamente dalla propria azienda, risparmiando in questo modo anche su logistica, spese di viaggio, mediazione e allestimenti fieristici è la nuova sfida con la quale i produttori italiani dovranno misurarsi da qui al prossimo futuro.

Se hai scelto di seguire questa strada, fallo con Wine Business Hub: la prima piattaforma italiana dove selezionare e incontrare virtualmente importatori di tutto il mondo alla ricerca di vini italiani. Con Wine Business Hub hai a disposizione una chat room sicura, versatile e brandizzata per presentare i tuoi prodotti e discutere condizioni contrattuali. Il tutto con la consulenza facoltativa del team di professionisti di Elle-due, agenzia impegnata da oltre dieci anni nella vendita di vino italiano nel mondo.

Non perdere questa occasione! Scopri subito le Call4Wine presenti sul sito Wine Business Hub: importatori italiani e internazionali stanno già cercando i tuoi vini!

Antonio Secondo



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